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Da ultimo post vi lascio il discorso di commiato che il Marì ha avuto la bontà di scrivere con spreco di poesia.
Il marì è stato vivamente sconsigliato dal mettere in vetrina queste belle parole.
Chè tanto nessuno le avrebbe capite.
Domenica 3
novembre sarà l’ultimo giorno di attività di questo negozio di alimentari:
“…che
tristezza… quando chiude un negozio in un paese è come se chiudesse il paese…
quest’inverno si preannuncia ancora più duro… come faremo senza di voi…”
Queste sono
alcune delle frasi che ho sentito di più in questi giorni e chissà quali
sentimenti hanno provocato nei due giovani gestori del panificio.
Ma è
soprattutto l’ultima che mi ha dato più da riflettere: COME FAREMO SENZA DI VOI
?
Sembra che la
cosa che stia più a cuore al cliente sia risolvere il SUO problema: senza un
negozio così vicino come fare ad avere cibo fresco ogni giorno?
Poi guardando
a chi stava dietro il banco immaginavo anche l’altro pensiero: COME FAREMO A
TROVARE UN NUOVO LAVORO ?
Ho conosciuto
Alessandra e Emanuele in questi tre anni ed era sempre bello venire a far
spesa, non solo per avere un buon pane, ma anche per sentire ancora l’aria che
tira in una bottega, in un emporio, in una posteria (come
l’hanno chiamata) uno di quei posti in cui oltre a trovare un po’ di tutto,
senti parlare il paese che commenta i fatti del momento e si conforta ad andare
avanti un altro giorno, in un incerto destino in cui gli abitanti raramente
aumentano.
Lei, quasi sempre dietro il banco, un po’ timida agli
inizi ma sempre ben disposta, è diventata ormai una pasticcera provetta nel
preparare torte anche elaborate per festività e anniversari; lui, indaffarato
di notte giù nel forno, qualche volta arrivava addormentato, immagino per
il brusco risveglio se occorreva in
negozio, e l’ho sentito ricevere molti elogi per il suo pane ormai giudicato
“veramente buono”.
Abitano nella
frazione vicina dove hanno una loro casa con del terreno e mi dicono che ancora
non sanno cosa faranno per vivere. Purtroppo quello che è certo è che “tenere
aperto questo negozio non è una scelta possibile”, come mi dicono loro. Lo
immagino: mi basta pensare al 2010: se il negozio era già chiuso, non era certo
un’attività redditizia.
Mi dicono che,
adesso che sono conosciuti, sperano di trovare qualche lavoretto nella valle o
nei dintorni.
Ora penso alle
due domande di cui sopra: i clienti senza negozio e i negozianti senza lavoro…
mi sembra che la domanda resti la stessa: COME POSSIAMO FARCELA DA SOLI ?
Forse senza
andare troppo su questioni di politica, di società o di costume la soluzione si
troverà come al solito: aiutandosi fra vicini.
un
cliente de La Posteria
In quanto cognato sapevo, ma ogni volta che ci penso mi viene un poco di tristezza.
RispondiEliminaCerto, quest'anno senza il vostro panettone la differenza si sente. Anche perché il vostro ne potevo mangiare uno intero e non mi veniva nemmeno un filo di nausea, gli altri bisogna contare le fette o aprire un mutuo per comprarne uno decente. (Dopo le vacanze mi cimenterò nell'impresa!)
Dicevo la tristezza, tutta mia lo confesso: è che voi in quel progetto ci credevate molto e avete fatto di tutto per tenerlo in piedi, ma oltre un certo punto non ha senso insistere. Se "lì e ora" non è possibile è meglio darsi ad altro. So cosa vuol dire.
Sono invece contento per il vostro spirito indomito e ottimista che spero vivamente vi porti un 2014 pieno di sorprese piacevoli e soddisfazioni.
Pace e bene a voi!