domenica 5 febbraio 2012

La stria



Prima della sua apparizione in forma umana davanti alla vetrina del negozio, si odono nel silenzio della strada gli "stok-stok-stok" del bastone sul cemento.
E', il bastone, un lungo ramo di nocciolo lucidato dall'uso e alto quasi quanto lei.

Era la "gattara" del paese.
Adesso di gatti non ne ha più neanche uno e con loro se n'è andata anche il po' della sua lucidità.

Ogni tanto vedo in negozio sua nuora che "arriva da fuori".
Soprattutto d'estate, ma neanche poi tanto spesso anche nella bella stagione.
L'accudisce, le lava i capelli, le porta ciabatte nuove. Tutte cose che durano massimo una settimana. Poi si ritorna alla normalità: ciabatta sfondata e afrore corporeo misto legna di camino coperto da una vezzosa spruzzatina di Air Wick.

"Dumàn l'è avert?" ("Domani c'è aperto?")
"Sì, Rita, oggi è mercoledì"
"Cinque micchini e un etto di prosciutto (sottinteso cotto)"


"Dumàn l'è avert?" ("Domani c'è aperto?")
"No, Rita, oggi è domenica, domani è giorno di chiusura"
"Allora ... cinque micchini e un etto di prosciutto!!!"

 Ogni giorno uguale al precedente.

Siccome abita abbastanza vicino, ogni tanto la si sente invocare il marito morto da tempo oppure recitare il rosario a voce altissima.
Una voce querula in modo indescrivibile se non che ricorda molto molto da vicino quella che mi immaginavo da piccola potesse avere la strega che offre a Biancaneve la mela avvelenata.

Infatti, sin dal primo giorno, mi aspetto da un momento all'altro che mi dica, per esempio, di "andare a cercare una pentola di coccio sotto il biancospino".

E spero che succeda davvero una volta o l'altra.
Soltanto per rendere un pochino più magica questa malinconica realtà ...